Il tilolo di questo libro, senza voler peccare di presunzione,s'ispira
a due opere letterarie diverse nel loro genere, entrambe pregevoli e molto conosciute:
lo Zibaldone di Giacomo Leopardi e lo Zibaldino di Giovanni Guareschi.
La
ragione dei titoli, secondo i precitati ed illustri Autori, si spiega perchè
i loro scritti trattano argomenti diversi e sono raccolti alla rinfusa,come avviene
quando, nel preparare una vivanda, si mescolano svariati ingredienti senza
seguire
una ricetta prestabilita, ma assecondando la fantasia; Si configura in pratica
al di là d'ogni immaginifica descrizione quello che noi chiamiamo il condiglione
(in volgare), u cundiun (in dialetto) e lo zibaldone (in lingua italiana forbita).Giovanni
Guareschi, nel giustificare il diminutivo del titolo "Zibaldino",
parla
addirittura di fritto misto.Appare evidente da tali premesse che,
operando
nell'orizzonte di Arnasco, 1'elaborazione dei componimenti non
poteva che
scivolare inevitabilmente sull'olio d'oliva, che, è risaputo, costituisce
determinante
per amalgamare, insaporire e friggere qualsivoglia gustosa
pietanza e che ha
la caratteristica (non tutti ne sono informati) di diventare anche un ottimo condimento
letterario. A questo punto, grazie all'ispirazione
della quale si è
detto, il titolo è scaturito pari all'olio che fluisce nel frantoio;
è
passato attraverso lo Zibaldone e lo Zibaldino,e si è delineato come lo
Zibaldolio di Amasco ovvero una specie di condiglione composto di qualche
notizia
storica, di tentativi di narrativa (i fatti e i personaggi sono Il frutto
di
fantasia, ancorché scarsa) e d'esercitazioni in versi (propriamente in
versacci), che si dipanano tra la gente, gli uliveti, le case, le strade,
gli
animali, i mucchi di olive e le giare per conservare l'olio.
L'invito a leggere
ciò che nel libro, per dirla con Guareschi, è scribacchiato,
non
vuole certamente sonare obbligo, ma piuttosto esortazione (da accogliere
di
buon grado, perchè può darsi che la lettura scorra liscia come 1'olio
e che
gli ingredienti, conditi a dovere, siano graditi e digeribili);se poi
qualcuno la ritenesse troppo noiosa,potrà sempre dar retta al Boiardo,
1'autore dell'
Orlando Innamorato, che consiglia:"Ma a cui dispiace la
sua quantitadelasci
una parte, e legga la metade".Nel peggiore dei casi
s'impone, per fortuna di tutti, la valvola di sicurezza delle illustrazioni,che
simpaticamente attraggono
e piacevolmente risollevano lo spirito, grazie alla
fine intuizione ed alla genuina sensibilità artistica di Monica e Simona
Pizzo.
- Pierluigi Bogliorio -